la Psicoterapia può illuminare il sentiero della comunicazione?
Mi è stato chiesto: la Psicoterapia può illuminare il sentiero della comunicazione?
Ho fatto un viaggio in Cina tanti tanti anni fa, autogestito, un piccolo gruppo di viaggiatori.
Difficilissimo comunicare, tutto scritto in cinese, la gente non parlava inglese, le poche necessarie parole che imparavo naufragavano sugli scogli della pronuncia di una lingua tonale. Ma soprattutto non funzionavano i gesti!
Le due dita che usiamo per dire a piedi o scendere o salire non erano comprese, per noi espressioni "naturali", ma in realtà frutto di un apprendimento. Funzionavano, cioè venivano compresi, i gesti imitativi della realtà, ho mimato come il baco fa il filo della bava per chiedere se i pantaloni che stavo comprando erano di seta! Buffissimo, scoppiammo tutti a ridere in quel negozio.
Perché quest'esempio? Più il comprendersi è difficile più dobbiamo essere essenziali, basici.
E se ne abbiamo voglia un modo pian piano si trova per comunicare. Già, ma a volte diciamo o ci viene detto "tu non vuoi capire". Per qualche ragione noi non possiamo/vogliamo entrare in contatto col mondo dell'altro o l'altro non può/vuole entrare in contatto col nostro, di mondo. C'è qualcosa da difendere, io non posso aprire o l'altro non può.
O entrambi.
Tutti conosciamo questa sgradevole, talora triste situazione e il senso di impotenza che lascia. La Psicoterapia può essere una luce che rischiara ciò che avviene dentro di noi, i diversi movimenti, un riflettore che possiamo orientare su noi stessi sul palcoscenico della vita.