Le emozioni si somatizzano?

Una riflessione sul legame nascosto mente-corpo.

Che vuol dire somatizzare?

Convertire disturbi psichici inconsci in sintomi organici o funzionali,  come nelle cosiddette malattie psicosomatiche.

Parliamo di legame mente-corpo riprendendo una dualità tipica della nostra cultura, già dalla famosa ghiandola pineale di Cartesio, sede per lui dell’incontro tra l’anima e il corpo. Usualmente per noi è un tutt’uno, come per le lacrime, ad esempio.

Nella nostra esperienza viviamo le lacrime come espressione di un tutt’uno, sentiamo dolore e piangiamo, ma anche gioia o commozione, e piangiamo. O per un lutto o per il gran ridere. Le lacrime sono la protezione consolatoria di un occhio offeso o l’altrettanto naturale espressione di un sentimento.

Lo stesso i brividi.

Abbiamo brividi per freddo, paura, febbre, orrore, per un suono, per un’eccitazione sessuale, per uno stridio. 

Ma anche per un’immagine mentale: “solo a pensarci mi vengono i brividi” .Basta immaginare per informare di sé il nostro sentire corporeo. O una visione reale che suscita una reazione corporea considerata impropria. A me, per esempio, tanto piace il mare che a volte a guardarlo mi viene l’acquolina in bocca. (Penso per l’idea di tuffarmici, mi capita più d’estate).

Cosa voglio dire con ciò?

Niente di misterioso, palese nel nostro vivere il tutt’uno che in ogni momento sperimentiamo nel nostro organismo.  Analogamente sensazioni che non percepiamo, dolori che non esprimiamo possono trasformarsi in lacrime oscure, in brividi impalpabili nel profondo del nostro corpo.