Cambiare prospettiva, il disagio come opportunità di crescita
Ti accorgi cosa vuol dire la mano destra, se non sei mancino.
Ho imparato a scrivere con la sinistra, a lavarmi i denti con la sinistra.
Tante difficoltà, bisogno di aiuto per cose semplici. Tirare fuori una teglia dal forno, come si fa solo con la sinistra? È calda. La cerniera di un vestito, abbottonarsi una giacca ,sbucciare una cipolla, tagliare in due un limone. Bisogna provarlo per capire.
Che ostacolo nella vita normale non poter utilizzare braccio destro e mano destra!
E che squilibrio per tutto il corpo. E che insicurezza anche. Tanta, tanta fisioterapia. Facile non è.
Però anche capisci il miracolo del corpo, la sua incredibile ingegneria, come si coniugano le due mani, che finezza nella differente forza delle singole dita.
Tutto acquista risalto.
E poi, a mano a mano (sic!) che riacquisisci abilità, competenze, tutto diventa nuovo. E puoi gustare la meraviglia del crescere. Come un bambino che prima non ha la forza e la coordinazione per aprire un cassetto o salire su una sedia, e a un certo punto arriva a farlo da solo.
Tutto diventa una prima volta.
La prima volta che riesco a stringere la caffettiera, la prima volta che posso brandire un cucchiaio, e poi reggere lo sterzo dell’auto e tirare il freno a mano (appunto!). E poi stappare una bottiglia di vino. Sbucciare una mela ancora è difficile.
Ti rendi conto di quali dita sono coinvolte in un movimento, come deve stare il polso affinché il gesto si compia. Come il bambino che acquista nuove capacità senso-motorie e ne è contento.
Ma qui c’è quasi di più, la contentezza dell’acquisizione, ma anche coscienza e conoscenza, e la felicità del ripristino, anche parziale.
Ho pensato che fratture, traumi, dolori, corporei come psichici, diano un’incredibile capacità di conoscenza di sé, di crescita, di rinascita e attivano la forza interiore e l’energia vitale per combattere e andare oltre.
E chissà che non vengano proprio per questo...