Ansia:consigli utili sulla gestione
Ansia.”Agitazione affannosa causata da desiderio vivo d’una cosa e da incertezza”(Petrocchi).
Il termine viene dal latino angere, stringere,e noi tutti conosciamo questa spiacevole sensazione, misto di oppressione ,eccitazione e timore di un male futuro. Che ci stringe ,appunto, il cuore, lo stomaco. Un riflesso di una paura che a volte sappiamo nominare, a volte, spesso,no. Come che il respiro della vita si stringesse, si riducesse. Una sensazione di pericolo,di cui possiamo non saper individuare l’origine, per la psicoanalisi provocata da conflitti inconsci. Sensazione sulla quale non possiamo esercitare un controllo razionale.
“Aspetta,respira”.Indicazioni che tendono ad allargare un tempo che si fa stretto,a sollevare il diaframma oppresso. Restando al suo aspetto conscio, possiamo entrare in questa paura, invece di tentare di scacciarla.
Capire di cosa siamo impauriti oltre l’ostacolo che ci viene posto. Ansia di un esame, timore di far brutta figura o di sentirci inadeguati di fronte a noi stessi o le conseguenze dell’esito, e così via, ansia di non arrivare, di un amore, di un viaggio, sempre un binomio di desiderio e paura,più o meno consapevole.
Per gestirla dobbiamo prendere tempo, prendere fiato.Fermo restando che l’ansia diffusa(la persona ansiosa ,come diciamo) ha a che fare con una dinamica profonda dell’organismo che richiede un lavoro interiore.
Momenti ansiolitici naturali.
Possiamo ripeterne ad alta voce più volte il nome, ansia,ansia,ansia…Possiamo fermarci per un minuto, sei volte in un giorno diceva un mio maestro di meditazione, in casa, al lavoro, per strada ,a percepire noi e gli stimoli sensoriali esterni. Possiamo distillare il piacere di ciò che facciamo, concentrandoci,assaporare una doccia, fermarci a sentire il sole o un profumo.
Uscire,anche momentaneamente,dall’oppressione che lei, l’ansia,ci procura e dai pensieri connessi.
“ ..e respirare, in alto mare e poi lasciarsi andare..” cantava la Bertè.