Coronavirus - Viaggiatori in casa
Un lungo viaggio. Più lungo del previsto, o meglio dello sperato. In un luogo sconosciuto, esteriormente,anche se ognuno di noi conosce la sua casa, ma ci vive uscendo; interiormente, negli spazi in cui possiamo andare in assenza di dis-trazioni, le abitudini sociali, lecose da fare, la gente da vedere, che spesso ci separano da noi stessi, etimologicamente ci tirano lontano.
Molte persone si sono incuriosite per questa novità,
molte persone ora faticano, scalpitano, ora che il viaggio si manifesta nella sua lunghezza e nella sua difficoltà.
I viaggiatori sono allenati, sanno che un viaggio in territori sconosciuti ipotizza mete, date per darsi una qualche direzione, come Marco Polo o Colombo o Livingstone. I turisti temono, si deprimono, perdono la pazienza, hanno crisi consistenti.
PERCHE'?
Perché? Apparentemente non è cambiato niente, si stava in casa prima, si sta ora, mascherina prima, mascherina ora.
Già, ma i nostri umani sono impazienti, quando finisce questo viaggio, possibile che non si sa e poi che succede?
E continuano a sbarellare.
Invece questa è la fase della forza, di cui, come sapete, la pazienza è la virtù. Ora è il momento, gli sportivi dicono quando si rompe il fiato, in cui anche gli spaventati e irrequieti turisti della vita possono imparare a essere viaggiatori. A privilegiare il bene comune, a temprare se stessi attraverso la forza che il procedere in un viaggio lungo e impervio dà.
In questo tragitto per molti, magari per quelli che state leggendo, non c’è carenza di cibo, né di tetto, né di letto. E questi siamo noi, i privilegiati. Tanti altri,la maggior parte,hanno a che fare con carestie e altre forme di privazioni, violente.
Godiamoci quello che abbiamo, amici cari, e permettiamo alle privazioni di scombinarci, di rassettarci, di rafforzarci e quando sarà finito, perché lo sappiamo tutti che finirà, potremo uscirne esseri umani migliori.