Riflessioni sul Bullismo
"Bullismo" un termine che viene da bull = Toro.
Animale possente,intelligente,che diventa forza bruta se gli si sventola un drappo rosso davanti.
Stupidamente per lui...come "Bruto", appunto, lo squalo del film Nemo, che impazzisce alla vista del sangue.
Potremmo chiamare tutto bullismo, dunque.
Femminicidio, mobbing, razzismo.
Penso che, in particolare, quello dei ragazzi abbia a che fare con un senso del limite indefinito,
come di un’ideologia sociale in cui l’Io non ha confini chiari e in cui è valore ”esp-rimere” e non “con-tenere”. Le virtù tradizionali che costituiscono le ancelle della forza orale, pazienza, fermezza e temperanza,
non sono modelli di sviluppo. A piè fermo”è il contrario della forza bruta del “tutto e subito”.
Il profittare di persone più deboli in maniera persecutoria è sempre esistito.
E comincia da ragazzi. I romanzi hanno rappresentato in tanti modi la sofferenza di bambini, ragazzini timidi, più deboli, oggetto di angherie da parte di singoli compagni o gruppi: Franti,per esmpio o anche nell’ultimo Pinocchio di Benigni. Quello cui assistiamo è un dilagare della violenza verbale, fisica, prima più relegata in ambienti deprivati culturalmente e socialmente e in psicopatologie.
Come che il numero di persone di una comunità che non riescono a gestire le proprie emozioni, ma ne sono schiavi, sia incredibilmente aumentato.
Come un contagio di un’idea onnipotente ”puoi fare tutto quello che vuoi” vissuta come libertà. E che pertanto cancella discernimento e libero arbitrio.
Il Dalai Lama dice che si dovrebbe cominciare dalle parole a combattere il male della violenza.